264, con oltre 160 illustrazioni in b/n e 60 a colori
Simone Piazza è professore ordinario di storia dell’arte medievale e bizantina all’università Ca’ Foscari Venezia. In precedenza ha insegnato le medesime discipline presso gli atenei di Catania, Viterbo e Cassi- no oltre che all’Université Paul-Valéry di Montpellier (in qualità di «Maître des conférences HdR»). Dopo i primi studi sulla pittura rupestre dell’Italia centromeridionale, confluiti in una monografia apparsa nella Collection de l’École française de Rome (2006), il suo orizzonte di interesse si è aperto all’intero ambito della circolazione di modelli artistici fra Bisanzio e l’Occidente, con particolare attenzione nei confronti dello studio dei contesti figurativi perduti, ricostruiti, laddove possibile, attraverso proposte grafiche. Temi e metodi che hanno costituito l’oggetto di una seconda monografia («Allo zenit della cupola. L’eredità dell’oculus nell’arte cristiana fra Medio Evo latino e Bisanzio», Campisano 2018 e di numerosi saggi, comparsi in riviste scientifiche e atti di convegno.
Questo libro prende in esame, grazie ad indagini sul campo, approfondimenti bibliografici, ricerche d’archivio e nuove campagne di documentazione fotografica, sette testimonianze artistiche, databili fra VI e XIII secolo, appartenenti a Lentini, centro della Sicilia orientale a metà strada fra Catania e Siracusa, le cui origini risalgono all’epoca dell’antica Grecia. Si tratta di una basilica extra muros, con resti di opus sectile, recinzione liturgica e mosaico absidale, emersa da uno scavo archeologico di un secolo fa e poi rinterrata; di un cofanetto d’avorio a motivi aniconici, con decorazione bicroma e aggiunte in oro, realizzato per custodire una reliquia della Passione; di una stauroteca a cassetta e coperchio scorrevole, contenente un bassorilievo in steatite con l’effige degli imperatori Elena e Costantino; di una piccola campana in bronzo con inciso – caso assai raro – il versetto di un salmo in caratteri greci; delle tracce di un monumentale Giudizio Universale dipinto all’interno di un santuario rupestre; dell’immagine di una Deesis conservata in un arcosolio dell’Ex Cattedrale associato alla tomba dei martiri Alfio, Filadelfo e Cirino; di un’icona-palladio alta quasi due metri raffigurante un’Odigitria con tanto di dedica dell’evangelista Luca ai lentinesi. Opere riconducibili, direttamente o indirettamente, alla cultura artistica bizantina, preziose per questa ragione, ma anche e soprattutto perché superstiti rappresentanti di un patrimonio originariamente ingente, ricco e stratificato, andato quasi interamente perduto a causa di terremoti, abbandoni, dispersioni.
Introduzione - I. La basilica in contrada Zitone - II. Il cofanetto d’avorio a decoro aniconico III. La stauroteca in steatite con Elena e Costantino - IV. La piccola campana in bronzo con iscrizione greca - V. Il Giudizio Universale nella Grotta del Crocifisso - VI. L’arcosolio con Deesis in Sant’Alfio - VII. L’icona della Madonna del Castello - Conclusioni - Ringraziamenti – APPARATI - Fonti e bibliografia - Indice dei nomi - Indice dei luoghi - Referenze fotografiche