A lungo ritenuta un genere minore, la caricatura è tuttavia presente nella produzione di molti grandi artisti, da Leonardo ad Annibale Carracci, a Gian Lorenzo Bernini, che per molti aspetti è considerato il vero iniziatore di questo peculiare tipo di ritratto irriverente. Ma è solo nel Settecento che tale genere, affidato quasi esclusivamente al disegno, inizia ad affermarsi acquisendo una sempre maggiore impostazione intellettualistica. Come già nel secolo precedente, la caricatura a Roma nel XVIII secolo mirava a ‘colpire’ non la collettività ma il singolo personaggio, com’è evidente nella prolifica produzione di Pier Leone Ghezzi, protagonista indiscusso di questo genere, soprannominato il ‘Cavaliere delle caricature’ per la sua abilità nel ritrarre con arguzia natura e costumi degli uomini di ogni ceto sociale. Altro magnifico interprete fu l’architetto pontificio Carlo Marchionni che, con la sua penna bonaria, si dedicò alla caricatura per svago e diletto ma con grande qualità grafica e profondità d’introspezione psicologica. Anche un suo allievo, Giuseppe Barberi, coltiverà assiduamente questo genere parallelamente alla quotidiana attività di architetto. Protagonisti di questi disegni sono sarti, cappellaie, rammendatrici di calze, accanto a soffiatori di vetro, burattinai e musicisti, ma anche servitori gobbi che fanno bella mostra di sé a fianco a personaggi del calibro di Benedetto XIV e del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Pio VI, Marianna Altieri nonché illustri artisti quali Benefial, Valdier e Batoni, i cui ritratti caricati vengono affiancati a quelli ufficiali, in modo che dal confronto risulti evidente come il ‘volto comico’ diventi in questo secolo l’alter ego di quello ‘sublime’, capace di svelare i lati nascosti del carattere dell’effigiato, laddove il ritratto aulico celebra e induce all’apprezzamento. Con differente stile i tre artisti ci offrono una capillare e sagace cronaca della loro epoca non solo attraverso le caricature ma anche, e soprattutto, con le annotazioni manoscritte poste a margine dei disegni, relative alla vita pubblica e privata dei personaggi ritratti. Con la fine del Settecento si conclude la fortunata stagione della caricatura nella Città Eterna, gradualmente soppiantata dalla vignetta satirica quale illustrazione di una stampa politica e strumento di critica sociale. Sull’esempio dei primi due giornali satirici francesi La Caricature e Le Chiarivari, nell’Ottocento a Roma ne nascono molti simili, tra i quali spicca il notissimo Don Pirlone, di stampo socialista e anticlericale, che abbandona definitivamente il tono indulgente della caricatura settecentesca per uno assai più immediato e incisivo, di forte impegno civile.
Presentazione / Premessa – L’arte della caricatura a Roma tra Sei e Ottocento, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò – SEICENTO - Dissacrante ma non troppo. La caricatura nel Seicento, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò - Schede 001-008 – SETTECENTO - Ritratti caricati con “insolente fantasia”. La Roma del Settecento nei fogli di Ghezzi, Marchionni e Barberi, Angela Maria D’Amelio - Schede 009-087 - Artisti - La moda e i suoi mestieri - Scene di vita, scene di moda, Rossella Leone - Ecclesiastici, aristocratici e gentiluomini - Popolo minuto, mestieri, luoghi di intrattenimento - Da “Bacocco” a “Baiocco” a “Bajocco”... fino a “Chicchignola”, Alberto Macchi – OTTOCENTO - Riso amaro. Satira e politica nell’Ottocento, Simonetta Tozzi