Bruno Delisi, scrittore, pubblicista, nell’Albo dal 1951. In Italia (1950-1953) articolista e direttore di periodico. In Brasile (1954-1960) redattore capo del quotidiano “ll Fanfulla” e, successivamente, funzionario di organismo intergovernativo, poi anche in Argentina (1960-1965), con la responsabilità di programmi per l’insediamento di risorse umane in aree in via di sviluppo. A tal fine studia i Paesi di sua competenza compiendo viaggi ricognitivi in remote regioni dello stato di Mato Grosso, in Paraguay, in Uruguay e nelle zone petrolifere e carbonifere della Patagonia. Destinato alla Missione di Roma (1965-1984) accreditata presso il governo italiano, cura progetti a favore di industrie e università latinoamericane e segue movimenti migratori di varia provenienza. Sportivo, al termine della carriera internazionale aderisce in fasi successive a due antichi sodalizi della Capitale: nel 1975 al Club Alpino Italiano (CAI), fondato nel 1873 da Quintino Sella, forte di quattromila soci, e nel 1981 al quasi coetaneo Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, costituito nel 1872. Eletto Presidente del CAI (1984-1987) valorizza il periodico sociale e i rifugi alpini nel gruppo del Gran Sasso di proprietà sezionale; compie ascensioni e traversate in quo- ta, e al contempo dà impulso a discipline pressoché sconosciute nella Capitale quali lo sci di fondo escursionistico (cross country skiing) e l’arrampicata sportiva. Con la partecipazione del CONI, organizza nel Foro Italico due palestre di arrampicata; organizza, partecipandovi, percorsi conoscitivi in Finlandia e in Groenlandia. Con l’intervento della competente Soprintendenza consegue il riconoscimento e l’ordinamento dello storico patrimonio archivistico del Club. Su invito della Direzione Generale assume a Milano la presidenza della Commissione Cinematografica Centrale e la carica di membro del Consiglio Direttivo del “Filmfestival Internazionale del Cinema di Montagna e dell’Esplorazione Città di Trento”. Conclude l’impegno nel CAI con l’ideazione e il coordinamento di otto documentari sull’arco alpino ìtaliano per la regia di Folco Quilici. Dal 1981 è socio del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, alternando la frequentazione delle sedi sportive allo studio della vita trascorsa e attuale del Circolo, nel cui Statuto sostiene l’inserimento della cultura e dell’ambiente tra gli scopi sociali. Affascinato dal ricorrente intreccio di alti valori sportivi e culturali presente nella storia del Sodalizio, dedica lunghi periodi di studio alle vecchie carte del circolo e a meticolose ricerche esterne per la redazione del presente volume.
Un libro originale, con protagonista la più antica associazione sportiva di Roma e una delle più antiche d’Italia, aperta a nuove discipline, animata da vasta e solida cultura tanto da assumere un ruolo preminente negli ultimi anni della Roma pontificia e, a seguire, nella vita della capitale nazionale. Nata nel “Ghetto degli Inglesi” come prima società di ginnastica romana, visse dal 1867 al 1870 in questa enclave compresa tra Piazza di Spagna e via del Corso, affollata di locande, alberghi, sale da thè e caffè famosi al servizio dei viaggiatori dei Gran Tours, fino a quando l’idea del canottaggio moderno, del tutta nuova a Roma, non fece presa sui fondatori, i due Guglielmi - Guglielmo Grant e Guglielmo Serny, quest’ultimo prematuramente scomparso - e i loro seguaci, spingendoli verso il Tevere. Da quel momento la loro sede passò dall’albergo Londra di piazza di Spagna, che provvisoriamente li aveva ospitati, ad un piccolo chalet, più volte immortalato dal ce- lebre fotografo Giuseppe Felici, eretto su un terreno ricevuto dal Comune per meriti acquisiti verso la popolazione durante l’esondazione del Tevere del 1870, ubicato sulla riva sinistra del Fiume attiguo al Vecchio Macello di Piazza del Popolo, con accesso dalla Passeggiata di Ripetta. Un terreno mai abbandonato, nemmeno nei difficili momenti della costruzione dei muraglioni, sul quale tuttora insiste la sede sociale del Sodalizio. Da questa posizione, considerata allora marginale, poi con il tempo divenuta strategica ed una irripetibile testimonianza storica, Grant e i suoi compagni suscitarono crescenti adesioni da parte di tanti che, come loro, nutrivano sentimenti unitari e moderni. In tal modo prese il via la storia della grande associazione cui si è fatto cenno, il Reale Circolo Canottieri Tevere Remo”, con i suoi illustri ed autorevoli presidenti, con un corpo sociale coeso e forte di innumerevoli successi sportivi, di iniziative culturali e di un elevato, diffuso prestigio. “Una storia nella storia” dunque, rappresentata nelle oltre 470 pagine del volume e nelle molte immagini che le accompagnano.