Claudia D’Alberto collabora con l’Università “G.D’Annunzio” di Chieti-Pescara dove è stata assegnista di ricerca nell’a.a. 2012-2013 e dove ha conseguito un dottorato europeo, dopo essersi specializzata all’Università di Roma “Sapienza”. Ha studiato, inoltre, presso il Centre André Chastel dell’Università Paris IV - Sorbonne e attualmente svolge ricerche e pubblica studi sull’iconografia francescana, sulla pittura angioina a Napoli e sulla scultura del Trecento in Italia centrale e Francia meridionale.
Nel 1308 il Papato si insedia ad Avignone. Roma si disorienta, ma ben presto comprende che non sarebbe stato possibile erigere “un’altra Roma”. Questa è la sua forza. Se l’Urbe non è più il centro operativo delle terre di diritto papale, continua tuttavia a mantenere pressoché inalterato il suo valore simbolico. Papato e Impero la utilizzano, infatti, dapprima come spazio ideale e concreto di contesa e poi come sede di incontro nel 1368. In quegli anni Roma, però, assume anche le caratteristiche di una città comunale e ciò determina l’ascesa di nuovi gruppi sociali che fanno dell’operosità produttiva uno strumento di affermazione e poi di controllo della scena politica. Questa è la storia che è narrata attraverso le testimonianze plastiche superstiti. Si tratta di un tessuto laceratissimo che ha richiesto la ricostruzione del contesto. Contesto significa urbanistica, architettura, pittura, oreficeria, devozione, geografia del sacro, insomma tutto ciò che concorre a restituire il volto della Roma trecentesca e quindi dell’intelaiatura entro cui si sono potuti collocare crocifissi lignei, statue onorarie papali, monumenti funebri e arredi ospedalieri che, inevitabilmente, raccontano un’assenza; l’assenza delle grandi imprese duecentesche le cui formule collaudate sono riproposte già in occasione del primo rientro della curia pontificia (1368) con l’erezione del ciborio lateranense e la modellatura di due monumentali reliquiari che accolgono le reliquie, appena ritrovate, tra le più importanti della Cristianità: le teste dei Santi Pietro e Paolo.
Prefazione, Alessandro Tomei – Introduzione – Roma al tempo di Avignone - La storia - La città.
I. Quando il papa non c’è: immagini celebrative e monumenti funebri – Paolo da Siena - Il busto di Benedetto XII - Ilcantiere della basilica vaticana - ...e i maestri senesi a Roma - Il monumento funebre del cardinal Matteo Orsini - Laforza della tradizione - Lellus de Urbe - Altri ritratti papali: la concezione del potere e le strategie di comunicazione.
II. La scultura ospedaliera tra eredità e innovazione – L’ospedale dell’Angelo - Eredità - Il portale “dei Guardiani” e la genesi del portale ospedaliero a Roma - Innovazione - L’Arcangelo Michele che sconfigge il drago: un’allegoria di giustizia - Marmorari romani.
III. I crocifissi lignei replicati, copiati e riprodotti – Il crocifisso “parlante” di San Paolo fuori le mura - ... e i crocifissi lignei replicati, copiati e riprodotti fra Roma e Orvieto - Conferme per una cultura figurativa di estrazione senese.
IV. Ritorno breve ma non effimero. Opere degne di un papa – Giovanni di Bartolo - Avignone - Roma: i reliquiari a mezza figura dei Santi Pietro e Paolo - Roma - Avignone - Roma: il reliquiario a mezza figura di Sant’Agata - I reliquiari lateranensi attraverso Sant’Agata - Qualche possibile committenza imperiale - L’eredità di Giovanni di Bartolo - Giovanni di Stefano? - Il ciborio - Nota al margine. Un caso di importazione.
V. Apparati – Bibliografia - Indice dei nomi - Indice dei luoghi - Referenze fotografiche