Claudia D’Alberto
160, con oltre 120 illustrazioni in b/n
979-12-80956-47-7
Claudia D’Alberto è Ricercatrice (RtdB) in Storia dell’arte medievale presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e Collaboratrice scientifique dell’Université de Liège, dove ha svolto dal 2016 al 2018un post-doc Marie Curie BEIPD-COFUND, nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 Ha studiato, inoltre, come visiting researcher presso il Centre André-Chastel (Parigi), la Bibliotheca Hertziana (Roma), la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino (Firenze) ed è stata curatrice storica dell’arte presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale. Attualmente i suoi principali interessi di ricerca riguardano soprattutto la produzione artistica in Italia centro meridionale e le sue relazioni con il Comtat Venaissin al tempo del Papato avignonese come pure la trasmissione del portato simbolico del Papato medievale nella Roma del XVII secolo attraverso il collezionismo barberiniano.
La veste tardo quattrocentesca della Casina del cardinal Bessarione ha celato l’anima medievale di questo monumento “palinsesto”; anima che invece emerge prepotentemente soprattutto in corrispondenza dei prospetti meridionale e occidentale che restituiscono in modo chiaro il suo articolarsi in due plessi architettonici distinti e ascrivibili a differenti fasi cronologiche. Il primo, quello prospicente l’Appia, costituisce la testimonianza più tangibile del casale agricolo impiantato in corrispondenza del sito cesareo (che già di certo aveva una sua vocazione rurale forse dalla fine del XII secolo) sino almeno dalla metà del Duecento. Di questa tenuta produttiva si è qui ricostruito, per via documentaria, anche la presenza di una torre posta nel versante sud-orientale del complesso, scomparsa sicuramente tra la seconda metà del XVIII secolo e gli anni venti del successivo. L’altro avancorpo, in forte simbiosi strutturale con il precedente, è l’esito della ri- funzionalizzazione ospedaliera voluta da Bonifacio VIII e all’indomani della quale fu previsto anche il suo collegamento, tramite vani accessori purtroppo scomparsi, con la torre angolare. Della fase tardogotica resta soltanto una frammentaria Incoronazione della Vergine, ultimo brandello materiale che tramanda, più di ogni altra pittura superstite, le ferite di una storia conservativa complessa e tortuosa che si è in parte restituita attraverso l’analisi della campagna fotografica commissionata al tempo del restauro del Governatorato. Questa, custodita al Museo di Roma, supporta anche una nuova proposta attributiva, a favore dell’entourage del Pintoricchio “Bufalini”, sia dei murali tardo quattrocenteschi della loggia che di quelli del salone d’onore, entrambi testimonianze del patrocinio del cardinal Giovan Battista Zeno. Un monumento, dunque, di grande interesse che ancora oggi, grazie alla rilevanza del suo tessuto archeologico, storico artistico e alla sua invidiabile posizione di cerniera fra l’area archeologica centrale e quella dell’Appia Antica, riacquisterà, si auspica, il prima possibile la centralità che la storia gli ha sempre assegnato.
Prefazione, Alessandro Tomei – Un’introduzione allo status quaestionis e a nuove prospettive di ricerca - La Casina in Sintesi e l’Album 25 del Museo di Roma – La fase umanistico rinascimentale - Premesse per l’individuazione di Pintoricchio e bottega - La loggia e la bottega del Pintoricchio “Bufalini” - Fra loggia e salone d’onore: unità di cantiere – La fase medievale - Le fonti scritte - Le fonti topografiche e cartografiche - Il casale e le sue connessioni con la corsia ospedaliera - L’affresco dell’edicola: unica traccia della decorazione medievale - La corsia ospedaliera – Conclusioni – APPARATI - Bibliografia - Indice dei nomi - Indice dei luoghi