Anna Maria D’Achille insegna Storia dell’arte medievale alla Sapienza Università di Roma. I suoi interessi scientifici si sono rivolti principalmente alla scultura in età romanica e gotica in Italia centro-meridionale e ad Arnolfo di Cambio, alla pittura di ambito romano nel xii-xiii secolo e a problemi di iconografia, con particolare attenzione alla rappresentazione della Trinità tra Oriente e Occidente. – Antonio Iacobini insegna Storia dell’arte bizantina alla Sapienza Università di Roma. I suoi interessi scientifici si sono rivolti alla storia dell’architettura bizantina e medievale, da Costantinopoli a Venezia, alle porte bronzee nel Medioevo, alla pittura, al mosaico e alla miniatura fra Oriente e Occidente, alla storia della storiografia artistica sul Medioevo. – Gennaro Toscano ha insegnato Civiltà e Storia dell’arte del Rinascimento in Italia all’Università di Lille 3 ed è attualmente direttore degli studi e della ricerca presso l’Institut national du patrimoine. I suoi interessi scientifici si sono rivolti alla storia della miniatura e alle relazioni artistiche tra Italia, Francia e Spagna durante il Rinascimento, nonché alla pittura e alla scultura a Napoli tra Quattrocento e Ottocento.
Nell’autunno del 1811, all’età di cinquantadue anni, l’archeologo e storico dell’arte francese Aubin-Louis Millin (1759-1818) partì per l’Italia, realizzando un sogno da lungo tempo vagheggiato. L’itinerario attraverso la penisola, protrattosi per circa due anni, fu da lui pianificato con cura quasi ossessiva, anche grazie alle informazioni fornitegli per lettera dai suoi corrispondenti sparsi nelle diverse città e regioni italiane. Più che un viaggio di formazione di stampo settecentesco, quello di Millin fu innanzitutto un viaggio ufficiale, una missione di “inspection patrimoniale”, svolta per conto del governo francese in territori – allora ancora poco conosciuti – che erano entrati a far parte da non molti anni dell’impero napoleonico. Due erano gli obiettivi precipui dell’erudito: studiare e documentare i numerosi monuments inédits, con l’idea di dare alle stampe un nuovo voyage pittoresque della penisola; verificare attentamente le loro condizioni di conservazione, per poter segnalare alle autorità competenti tutti i casi che necessitavano di interventi di restauro. Con il suo viaggio Millin rivoluzionò le consuetudini del Grand Tour, sia perché a essere oggetto della sua attenzione furono non solo i monumenti antichi, ma anche quelli di età medievale, rinascimentale e barocca; sia perché, sconfinando dai percorsi tradizionali, egli si inoltrò nelle regioni più periferiche e inesplorate del Regno di Napoli, quali la Calabria, la Basilicata, il Molise e l’Abruzzo. Gli imprevisti e le difficoltà del suo avventuroso periplo del Sud furono condivisi da due giovani accompagnatori: lo scrittore francese Astolphe de Custine e il pittore prussiano Franz Ludwig Catel. Quest’ultimo, in particolare, entrò in profonda sintonia con Millin, divenendo il suo «occhio», la sua antenna sensibile, sempre acuto nel registrare lo scenario artistico, antropologico e naturale delle regioni visitate. Tre sono i testi chiave per ricostruire il viaggio e il libro ne offre per la prima volta l’edizione integrale: l’Extrait del 1814, il denso diario epistolare indirizzato ai colleghi dell’Institut de France; le lettere sullo stato dei monumenti di Roma scritte nel 1812 al Ministro dell’Interno conte di Montalivet; infine l’Inventaire, un testo manoscritto con l’elenco di oltre mille disegni fatti realizzare in Italia, redatto dopo la morte dell’erudito, quando i materiali vennero acquisiti dalla Bibliothèque nationale de France (1819-1822) e andarono dispersi nelle sue raccolte.
A questi documenti fondamentali vengono affiancati, oltre a un profilo intellettuale di Millin, il primo catalogo completo dei disegni eseguiti per lui da Franz Ludwig Catel e una serie di apparati e di indici ragionati, che fanno di questo volume – in coincidenza con il secondo centenario del viaggio – un’indispensabile “guida”, una sorta di Companion to Millin in Italy.